Fil. 18b-26; Lc 14,1.7-11
Quando sei invitato a nozze da qualcuno, va a metterti all’ultimo posto, perché ne avrai onore. Questa raccomandazione di Gesù ci fa stare male. Non si tratta di una falsa e ipocrita modestia? Ciò risponde veramente all’insegnamento di Gesù?
In ogni caso, Gesù disse all’uomo che lo aveva invitato: quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti (vv. 12bis-14).
Qui Gesù rompe con una regola che funziona ancora oggi in tutte le culture: cercare l’equilibrio tra l’invito fatto e ricevuto; la regola della reciprocità.
Ciò che Gesù dice è un’altra regola ed è sua. Egli osserva i giochi che noi facciamo per un nostro beneficio. Gesù si colloca dalla parte dei poveri, dei miseri e dei ciechi; coloro che non giocano con noi. La riconciliazione che Gesù sta cercando non è proporzionata per i ciechi e i poveri, ma lo è per Dio. Resta quindi un disequilibrio che fa pensare.
Gesù ci mostra una libertà e una dignità che possiamo raggiungere, se non restiamo involucrati in quei giochi meschini di “chi è il più grande?”, “cosa posso imporre agli altri?”, “sto recuperando ciò che ho investito?”; Gesù ci libera da questi giochi meschini.
Gesù ci chiede: “perché sei tanto convenzionale e così poco originale”?; “perché cerchi di sistemare le regole e le abitudini a tuo vantaggio?”; “perché non fare le cose in maniera diversa e vedere quello che succede?”. Sperimenterai qualcosa che non ti saresti aspettato e Dio ne sarà coinvolto.
Rompere con i vecchi schemi e fare le cose in maniera diversa, questo ci raccomanda il Signore. Questa è la dinamica alla quale Dio si attiene. In questo modo Dio vuole cambiare il mondo. Ricordi cosa successe quando gli invitati rifiutarono l’invito: esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi (Lc. 14,21). Lì si trovano quelli che erano stati esclusi dalla mensa. Proprio coloro che non potranno ricambiare l’invito; questi sono gli ospiti preferiti di Dio.
Dove conduce questa dinamica di disequilibrio? Non potremo rimborsare Dio per quello che abbiamo ricevuto. Pertanto, se inviteremo persone che a loro volta non potranno ricambiare, faremo causa comune con Dio. Faremo quello che fa Dio. Questa dinamica porta ad una trasformazione, ad una sanazione e provocherà cambi.
“Va a metterti all’ultimo posto” è la regola alla quale Gesù ha fermamente obbedito. Si è messo all’ultimo posto, insieme ai peccatori, ai bambini, agli infermi. Si è seduto ai piedi dei suoi discepoli. Sono tra voi come colui che serve (Lc. 22,27). Agendo in questo modo, Dio non entra nel gioco delle reciprocità, ma si impegna per un servizio disequilibrato, un servizio che ha cambiato il mondo.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato la lettera di Paolo apostolo alla comunità di Filippi. Durante questo Sinodo generale a Roma, abbiamo lavorato per la ristrutturazione della nostra Congregazione. In questi giorni, che tipo di relazione abbiamo assunto?; in quali dinamiche ci siamo involucrati? Abbiamo invitato coloro che ci inviteranno? Abbiamo rotto con le regole stabilite? Ci siamo seduti con quelli che non partecipano alle feste? In altri termini, siamo uniti a Cristo?
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