26 ottobre 2010

Santa Messa: omelia del 26 ottobre

 XXX Martedì del tempo ordinario 
Vangelo Luca 13,18-21
Leone2Luca di preferenza ha raccolto le parabole che mettono in risalto il comportamento e la sorte degli uomini nel mondo: il buon samaritano (12,25-37), il ricco stolto (12, 16-21), il figlio prodigo (15,11-32), l’amministratore disonesto (16, 1-13), il ricco Epulone e Lazzaro il mendicante (16, 19-31), ma in questa parabola parla del Regno di Dio, nascosto nella realtà e nel comportamento del seme di senape che, proverbialmente piccolo, diventa un arbusto frondoso, e nel piccolo pugno di lievito che fermenta dall’interno una gran quantità di farina.

Il Regno di Dio è già all’opera nel mondo, ma agisce nella storia secondo lo stile di Gesù: nella povertà e nella poca considerazione religiosa e politica. Dio realizza il suo disegno con ciò che è piccolo, disprezzato e nulla (cf. 2Cor 2,4ss). Come il chicco di senape, anche Gesù fu preso e buttato sotto terra. Ma così divenne l’albero della vita offerta a tutti gli uomini. Egli fu preso e nascosto in fretta, come immondo, la vigilia della Pasqua ebraica (cf. Gv 19,31-32). Ma così divenne fermento di novità che lievitò la terra, aprendone i sepolcri (cf. Mt 27,52-53).

Queste parabole ci aiutano a vedere e a capire il disegno di Dio come lo vede Dio. Come capitò a Gesù, così capita alla Chiesa e al singolo cristiano. Il seme cresce e produce la vita solo se muore (cf. Gv 12,24). Mentre tutto il resto, morendo, marcisce per sempre, il seme, morendo, diventa pianta, fiore, frutto. La morte non può vincerlo, ma lo realizza; lo fa essere ciò che è: vita che vince la morte.

Il seme è messo sotto terra, il lievito è nascosto nella pasta. L’efficacia del regno di Dio non è efficienza umana, ma continuazione della storia di Gesù umiliato, rigettato e sepolto nella terra. L’ostentazione e la grandezza sono contrarie al Regno di Dio e rovinano la Chiesa e la sua missione nel mondo. Il lievito che deve fermentare la pasta che è il mondo, è la sapienza di Cristo crocifisso. La pasta del mondo deve passare dal lievito dei farisei (cf. Lc 12,1) a quello di Cristo, attraverso la povertà, l’umiltà e l’umiliazione. Diversamente non si fa che intralciare il lavoro di Dio nella storia.

Il Regno su questa terra si rende presente nella comunità di Gesù e degli uomini che vi appartengono. E’ una piccola realtà che deve affrontare il grande compito di evangelizzare e salvare il mondo, ma non deve perdere la forza aggressiva del lievito, ossia non deve stemperare il messaggio di Cristo. Gli uomini che hanno accettato la proposta di Cristo e si sono assunti il compito di far fermentare l’intera umanità, non possono rimanere segregati dal mondo. La comunità cristiana non sempre capisce la sua realtà di lievito del mondo, anche perché il prendere coscienza di questa missione non lascia tranquilli nella propria pigrizia, ma sveglia e impegna fino all’estremo delle forze.

Gesù non ha guardato l’uomo dall’alto, non si è tenuto fuori dalla società a cui si è rivolto, ma ha cercato di lievitarla dal di dentro. I cristiani ripiegati su se stessi, come singoli o come gruppi, che incentrano tutto sui propri interessi, anche spirituali, sono la negazione dello spirito e degli intendimenti della parabola del lievito.

Queste parabole sono state ricordate per rinforzare nella fedeltà e nella speranza i primi cristiani che non vedevano immediatamente i risultati della venuta del Salvatore ed erano sorpresi che la Parola di Gesù sembrasse non cambiare nulla. Come mai, se è di Dio, questa Parola non convince tutti e sembra essere inefficace? La parabola ne spiega il mistero: il Regno di Dio è già arrivato, perché è stato gettato il seme, tutto si trasformerà, lentamente, nel segreto e nell’umiltà, ma irresistibilmente… E’ un seme piccolo, ma ha tanta forza.

Vorrei suscitare in tutti noi la stessa speranza e fiducia a riguardo della nostra Congregazione impegnata nella propria ristrutturazione: tutto può sembrare che proceda come sempre, ma il seme è stato gettato. Noi stiamo preparando il terreno (la ristrutturazione) affinchè non soffochi la buona semente che lo Spirito del Signore ha donato alla Congregazione (il carisma). Credo che la “crescita” sia già cominciata. Non dobbiamo però solo credere alla verità della Parola della Croce e del carisma, ma, cosa più impegnativa, avere fiducia nella loro efficacia. Se manca questa fiducia crolla tutto!

L’impegno in questo processo di ristrutturazione non deve ridursi solo a preparare il terreno perché fruttifichi, ma anche a preoccuparsi che la semente rimanga buona. Dal Concilio Vaticano II in qua, in tutti campi, dalla pastorale all’evangelizzazione, dal rinnovamento della liturgia a quello degli Istituti religiosi, ecc. in genere nella Chiesa è stato più facile lo studio e le scelte delle strutture e delle metodologie che riflettere sui contenuti: si è rivoltato molto spesso il terreno, ed era necessario, ma era ugualmente necessaria la preoccupazione di buttarvi una semente buona. Nel cammino della Ristrutturazione noi dobbiamo evitare l’errore che un aspetto sia a scapito dell’altro!

E’ il tempo di porsi alla ricerca non solo del “come dire e come fare”, ma del “cosa dire e cosa fare”. La semente è Gesù Cristo crocifisso e risorto. Per realizzare una vera ristrutturazione, ci ha ricordato varie volte il rev.mo Padre Generale all’inizio del cammino di Ristrutturazione, è necessario che essa sia totale, ossia interessi il cambio delle strutture, qualora fosse necessario, ma rinnovi tutti noi con l’attenzione ai valori centrali della vita spirituale, della vita comunitaria, dell’apostolato, secondo gli insegnamenti di S. Paolo della Croce presenti nelle Costituzioni, ossia ai valori essenziali del nostro carisma.

In conclusione: la Memoria del Figlio di Dio crocifisso è il nostro lievito e il nostro seme. Ma essi sembrano piccoli, deboli, inermi, inefficaci e scandalosi. Si è perciò perennemente tentati di scegliere e di fare qualcosa di più appariscente, più forte e conforme alle attese dell’uomo del nostro tempo…, tentati di preferire… “i fagioli” che sono più grossi, consistenti, appetitosi…, ma ora questa è legge ed esperienza della Chiesa: se pianti fagioli cresceranno solo piante di fagioli, se semini la Parola della Croce si manifesterà il Regno di Dio!

P. Leone Masnata, cp

English version logo flag esp small

1 commento:

  1. Maria Rosa26/10/10, 02:27

    La domanda è proprio a DOC: cosa stiamo rincorrendo o piantando? ...e un'ulteriore dimanda si può aggiungere: Cosa la vita ci muove a vivere e offrire?
    Non ci permetta il Signore di preferire i fagioli grossi e borbottanti ma ci richiami alla Sua Parola della Croce come unico annuncio di vita. Buon lavoro

    RispondiElimina